Oggi va così: il caso Barilla sta facendo un casino della madonna in giro per la Rete, e come ci si poteva aspettare gli animi si scaldano e si discute. Tanto.
Come sapete Barilla ha detto, intervistato alla Zanzara di Cruciani “Non farò mai pubblicità con #gay, sono per la famiglia tradizionale”.
Un errore di forma, non di concetto. Un errore comunicativo perché questa cosa era assodata anche senza che lo dicesse, un inciampo che avrebbe potuto tranquillamente evitare.
Ma da qui ad accusare di omofobia un’azienda ce ne passa.
Si perché se Barilla avesse detto “Non farò mai pubblicità con copie etero, sono per la famiglia non-tradizionale” si sarebbe pensato ad un target di riferimento per le vendite, non a un odio nei confronti dell’eterosessualità.
Quindi ecco quelli che arrivano a paragonare Barilla a CasaPound, sbagliando.
Poi ci sono quelli che dicono di boicottare Barilla: e non lo fanno perché il grano utilizzato non è buono, no no, lo fanno accodandosi ad una massa che taccia di omofobia una frase che di omofobo -nella sostanza- non ha nulla.
Poi c’è di peggio, ci sono gli approfittatori, ovvero quelli che Barilla non sono, come Buitoni e Pasta Garofalo, che esprimono dei melensi giudizi di apertura mentale, solo per aggredire fette di mercato di Barilla.
E questo non si fa, non è corretto.
Dico e ripeto: Barilla ha commesso un errore di forma, in quanto certe cose si sanno (dove c’è Barilla c’è casa è un motto chiarissimo), a prescindere dal fatto che si dicano, ma non ha fatto errori di contenuto. Non gravi almeno, da provocare una simile reazione. Questo è sciacallaggio.
Chi inneggia a boicottare o chi cavalca gli errori degli altri, trovo che prima debba pensare seriamente alle reazioni che le persone hanno alle nostre azioni: cerchiamo di vedere i fatti e lasciare da parte le frustrazioni.
Non concordo, le uscite di Garofalo e Buitoni (alla quale bisogna aggiungere anche Althea) sono semplicemente una dichiarazione dei valori dell’azienda (Althea già in tempi non sospetti incentrò la sua campagna pubblicitaria in contrapposizione al concetto di “famiglia Barilla”, Garofalo ha spiegato sul suo profilo FB di aver inserito quel post dopo numerose insistenze da parte dei clienti ed esclusivamente come dichiarazione valoriale).
Diverso è il caso di Misura dove non si limita a una semplice esposizione di valori, ma attacca direttamente Barilla dal suo profilo Twitter.
Tra l’altro a Barilla non viene contestato il fatto di non volere coppie gay nelle loro pubblicità, ma le sue dichiarazioni sul concetto (non pubblicitario ma sociale) di famiglia, il “se ai gay questo non va bene possono rivolgersi ad altri marchi” e le frasi sulle adozioni gay.
@ Fulu:
voglio proprio vedere se da domani faranno pubblicità pro-omosex…
@ Rudy Bandiera:
Garofalo ha già risposto che le pubblicità in generale non rientrano nella loro politica
Althea le ha già fatte e sono già state mandate in onda (dopo le 23 però per non urtare la sensibilità dei bambini…) e sono queste 2:
http://www.youtube.com/watch?v=KiTEO6FoXgc
http://www.youtube.com/watch?v=f7VLUj9Dta0
Per Buitoni e Misura vedremo.
L’opinione che invece sarebbe interessante conoscere è quella di McDonalds Italia dato i prodotti Barilla venduti nei loro fast food, alla luce delle ultime dichiarazioni i valori di “famiglia Barilla” e quelli di “famiglia McDonalds” possono coesistere?
http://www.youtube.com/watch?v=Pdk-ZEBqhF0
Non commento le reazioni da parte degli altri marchi, ma ridurlo ad un errore di forma e non di sostanza mi sembra assolutamente errato, a meno che tu non voglia esprimere una posizione concordante con i quei valori pro famiglia tradizionale e contro le famiglie non tradizionali espressi da G. Barilla. Parlare di target di riferimento mi sembra inappropriato. La pasta la mangiano tutti, sarebbe logico che un azienda che produce un prodotto simile punti ad ampliare il proprio mercato, e non a ridurlo. Dire che se non si è d’accordo si puó comprare un altro marchio sembra proprio quello che vuole sembrare: un’affermazione omofoba. Perchè nessuna azienda vorrebbe ridurre il proprio mercato. Questa è una discriminazione. Sarebbe stato lo stesso se si fosse dichiarato contro i divorziati. Se fosse stato il contrario come nel tuo esempio, dire che si preferiscono i gay e le famiglie non tradizionali, e gli altri possono comprare un altro marchio sarebbe stata ugualmente discriminante. Il target di riferimento si sceglie pensando alle persone che possono avere il bisogno che il tuo bene/servizio soddisfa. Se lo si sceglie per un altro motivo, in questo caso un valore etico/morale allora è una discriminazione.
Il problema più allarmante é continuare a produrre una comunicazione pensando che chi la riceve in realtá la subisca solamente. Si continua a dire chi non si è o cosa non si fa invece di trasmettere la propria identitá! Dire chi si è!
Come nella politica. La cosa triste è vedere come questo accade anche nel web, ma internet non era il bene comune?