Non sono un programmatore ma un power user di tutti i sistemi tecnologici che mi permettono di condividere: di fatto un cazzeggiatore professionista e professionale.
Tra le cose delle quali mi sono accorto usando i vari social sui vari dispositivi, è che Facebook per Android è un abominio di software.
Allora mi sono detto: ma è possibile che sia solo una mia impressione? Ne ho parlato sui social, appunto, e la gentilissima Silvia Tagliafico di www.bytelite.it che ringrazio, mi ha risposto in maniera chiara, precisa e semplice. E mi ha sollevato dal dubbio che fosse solo una mia percezione sbagliata.
Guardate, è scritta in modo da poter essere compresa da un bambino: ma non perchè lei sia così ma perchè voleva e doveva farlo capire a me :)
Silvia:
Qualche giorno fa con Rudy e altra bella gente si parlava di quanto fosse orrenda l’app di Facebook per Android e quanto, al contrario, fosse fika l’app di Google+, con un accenno alla linea della sufficienza rappresentata dall’app di Twitter (anche se nell’ultima versione ha qualche difficoltà).
La differenza sostanziale è dovuta al fatto che G+ è un’app ben sviluppata, Twitter è un’app che fa quel che deve, Facebook è una WebApp.
Cosa significa?
Detto in parole povere mentre stiamo intingendo un cornetto alla crema nel cappuccino: le app native (o client-side application) sono programmi che vengono scritti per far eseguire il lavoro sporco al device su cui sono installati; le webApp, invece, sono app che richiamano al loro interno un sito web approntato su misura per la navigazione da mobile, ciò significa che il grosso del lavoro sarà svolto dal sito mentre al dispositivo non resterà che occuparsi di mostrare il risultato.
Detto così sembra che chi scrive app native si diverta a perdere tempo, in realtà le webApp hanno alcuni limiti:
– sia su iOS che su Android, non si ha accesso completo all’hardware;
– sono meno veloci e responsive perché devono restare in attesa dei risultati dell’elaborazione remota ed inoltre il client deve anche interpretare la parte JavaScript della pagina;
– non possono funzionare offline, a meno che non implementino meccanismi di caching dei dati;
Ma hanno anche lati positivi (più per gli sviluppatori che per gli utenti):
– le modifiche non costringono l’utente a scaricare aggiornamenti, perché la pagina che l’utente scarica è già l’ultima disponibile;
– è sufficiente creare una sola versione dell’app che poi si adatterà ai vari dispositivi.
Ritornando a Facebook, pare che l’uomo della felpa si sia deciso a sviluppare un’app nativa e a mandare in pensione quell’obrorio che ci rifila adesso: su iOS è già disponibile, per Android ci vorrà ancora del tempo.
Descrizione efficace, ci ho capito qualcosa anch’io :) Un gran vantaggio per le WebApp sarebbe se venisse finalmente implementata la maggior parte dei siti con HTML5, in modo da poter lasciare i JavaScript da parte e far scorrere il tutto in modo più veloce. Probabilmente tra un anno o due sarà più questo il futuro rispetto alle app native.